Luogo: Wasteland ● Anno: 1361 ● Personaggi: Malek, Greskar, Vitreys ● Creature: Gilmora, Marall
Le dita ossute di Malek si mossero come zampe di ragno, sfiorando la superficie liscia e umida delle rocce e risalendo lungo il corpo del gilmora accasciato sulla pietra. Le fiamme gelide del suo potere lambivano ancora la carne della creatura, accarezzandone gli anfratti più nascosti.
«L’esperimento non è andato a buon fine, Vitreys» disse tamburellando le dita su un guizzo di fiamma che si spense al suo tocco.
Un rumore viscido si diffuse nella grotta quando
Vitreys strisciò verso Malek. Indossava ancora la veste cerimoniale: una giubba rossa e oro con una cresta a sei punte che si alzava dietro la nuca e l’alto copricapo che sfiorava i punti più bassi della volta di pietra. Le collane e i bracciali legati ai polsi tintinnavano in modo fastidioso. Malek avrebbe storto il naso se ne avesse avuto uno.
«Proveremo di nuovo» commentò il gilmora.
Malek puntò gli occhi dalla sclera nera su di lui.
«Sono mesi che continuiamo a provare, Vitreys. Inizio a pensare che i gilmora non siano adatti a questo tipo di… cambiamento.»
La coda nero-blu di Vitreys colpì violentemente una roccia. «Abbiamo un accordo, Malek.»
«Ne sono consapevole.»
«Protezione in cambio di…»
La maschera ossea che Malek aveva al posto della pelle si curvò in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso e Vitreys smise subito di parlare.
«Lo stai facendo di nuovo» commentò poi, facendo schioccare la lingua. «Mi prendi in giro.»
«Un mio vezzo» rispose Malek. «Le lunghe notti chiuso in una grotta mi tediano, Vitreys, lascia che mi diverta un po’ ogni tanto.»
Il gilmora strisciò più vicino alla carcassa stesa sulla roccia. La pelle era diventata ancora più blu e la coda era preda di spasmi incontrollati.
«Hai usato la pietra?»
Malek infilò gli artigli in una delle tasche del suo mantello e tirò fuori un catalizzatore dalla forma romboidale. «Non è stata molto utile.»
«Come tutte le altre» borbottò Vitreys. «Ci serve qualcosa di più grande.»
«I catalizzatori più potenti sono stati distrutti durante l’attacco a Nosgroth, sarà difficile trovarne altri di tale portata.»
«Dovremmo smettere di usarli singolarmente, allora.»
«Accumulare catalizzatori è pericoloso, Vitreys, attirerebbe ospiti poco gradevoli.»
«Come quello che abbiamo catturato stasera?»
«Come quello…» Malek si bloccò. «Chi avete catturato, Vitreys?»
«Un marall.»
«Quale marall?»
«È importante?»
«Mi serve un nome, Vitreys.»
«Dice di chiamarsi Greskar.»
Malek chiuse gli occhi e lascio cadere le braccia lungo i fianchi, nascondendole tra le pieghe del mantello.
«Portami da lui.»
«Perché?»
«Perché Greskar è quello che succede quando c’è una fuga di informazioni. Dovresti controllare meglio i tuoi fedeli.»
Vitreys non replicò e guidò Malek lungo i corridoi del rifugio. In alcuni tratti, l’acqua scura della palude soprastante calava giù lungo i muri, impestando l’ambiente con il suo odore nauseabondo. Nessuno sembrava farci caso. Nessuno tranne Greskar.
Quando Malek lo raggiunse, la sua espressione disgustata gli suggerì che era più sensibile di loro agli odori. Era appeso con spesse catene alla parete di roccia e doveva aver combattuto, perché perdeva sangue da una ferita nel costato.
«Mio caro Greskar» lo salutò.
Greskar rispose sputando a terra un grumo di sangue.
«Zagal conosce le tue spiccate doti da negoziatore?» ironizzò Malek.
«Non sono qui per conto di Zagal.»
«Ah no?»
«No.»
«Chi ti manda, allora? Non mi dirai che sei diventato un disertore. Quella povera bambina, Greskar…»
«Non nominare mia figlia!»
Malek fece qualche passo per la stanza, ma non rispose. Conosceva Greskar da lungo tempo, da quando Zagal lo aveva invitato per proporgli un’alleanza. Anche se invitato non era il termine giusto, forse sarebbe stato meglio catturato. Legato. Costretto. Per fortuna aveva diverse conoscenze a Lemmeth ed era riuscito a fuggire in fretta.
«Sono qui per conto di Morgal» disse Greskar dopo qualche secondo di silenzio.
Malek si fermò di fronte a lui, a meno di un passo. «Le cose a Lemmeth devono essere cambiate.»
Greskar emise un basso ruggito. «Lemmeth ovest è una fogna, Zagal l’ha lasciata marcire.»
«Non è mai stato un bravo organizzatore» annuì Malek. «Quindi sei passato al nemico?»
«Morgal ha promesso di proteggere la mia famiglia, la porterà nella zona est e…»
La risata di Malek rimbalzò sulle pareti di roccia così forte che il fantasma della sua eco ci mise un po’ a svanire.
«Morgal mente.»
Greskar aprì l’enorme bocca per parlare, ma le parole gli morirono in gola.
«Morgal mente sempre» ripeté Malek. «Non credevo fossi così stupido.»
Greskar ringhiò, cercando di liberarsi dalle catene che lo tenevano legato. Vitreys, che era rimasto tutto il tempo in un angolo, si avvicinò e scosse le sue collane davanti al muso del marall.
«Sai cosa sono queste?»
«Levami quelle cose dalla faccia» ringhiò Greskar.
«D’har» rispose per lui Vitreys. «E sai cosa fanno le D’har a quelli come te?»
Greskar ringhiò ancora e tirò così forte che una delle catene si spezzò. Vitreys si preparò a rispondere all’attacco, invocando il fuoco sacro in una delle sue sei mani.
«Via, Vitreys, non si trattano così gli ospiti.»
Malek catturò con i suoi artigli scarnificati una delle catene ancora sane. Una vampata di fiamme risalì lungo gli anelli e raggiunse il braccio di Greskar, facendolo urlare. Quando la voce si fece rauca e i muscoli cedettero al dolore, Malek ritirò le fiamme.
«Ora che siamo tutti più calmi, vuoi dirmi cosa desidera Morgal da me?»
Greskar tossì e si pulì la bocca sulla spalla.
«Sa della pietra.»
«Le notizie volano.» Malek si voltò verso Vitreys. «Scopri chi uccidere.»
Vitreys annuì, ma rimase fermo dov’era.
«Adesso» ordinò Malek, guardando il gilmora scivolare fuori dalla stanza borbottando.
«Ti sento, Vitreys!» gli urlò dietro, poi riportò l’attenzione su Greskar.
«Perché vuole la pietra?»
«Richiamo, Risveglio, le solite cose da Aesyr.»
«Morgal è prevedibile: quando una cosa funziona, cerca di replicarla fino ad averne la nausea. Vuole abbattere Zagal come ha fatto con Nosgroth, ma non è abbastanza acuta da capire che ha bisogno di alleati.»
«Ha molti alleati.»
«Parlo di Aesyr, Greskar. Mi dispiace deluderti, ma voi creature siete poco più che sudditi. Sacrificabili. Non gliene importa niente di te o dei tuoi bambini, pensa di poter governare da sola.»
Greskar si mosse a disagio, facendo tintinnare le catene.
«Se ne sta chiusa nel suo palazzo a guardarvi dall’alto, promette protezione, doni, alleanze, mentre fuori ogni Aesyr non aspetta altro che infilarle un coltello in gola.»
«E perché me lo stai dicendo?» chiese Greskar con la voce ancora rauca.
Malek ignorò la domanda. «Quante pietre ha accumulato Morgal?»
«Abbastanza.»
«Ma non più di Zagal o non ti avrebbe mandato qui.»
«E allora?»
«Allora scopri chi è in vantaggio e porta la pietra all’altro.»
Greskar rise nel suo modo grottesco. «E perché dovrei farlo?»
«Finché Morgal e Zagal continuano a fronteggiarsi senza dare inizio a una guerra, io posso starmene tranquillo e dedicarmi ai miei esperimenti. La guerra rende difficile reperire i materiali ed è rumorosa. Ho bisogno di silenzio per tenere in ordine i pensieri.»
«Tu sei pazzo.»
«E tu sei in una pessima posizione.» Malek infilò una mano in tasca e tirò fuori di nuovo il catalizzatore. «Ti darò questa, la porterai a chi preferisci, poi prenderai i tuoi figli e te la darai a gambe. Cerca una tribù sulle montagne o sulle isole, vattene prima di dover sotterrare la tua bambina.»
Greskar percepì le catene allentarsi e prima di poter reagire si trovò libero. Eretto in tutta la sua altezza, torreggiava su Malek. L’Aesyr non batté ciglio e, quando Greskar fece un passo verso di lui, gli lanciò la pietra, che il marall prese al volo.
«Sparisci. Se i gilmora ti vedono di nuovo in giro, non si limiteranno a incatenarti.»
Greskar si rigirò la pietra in mano, poi superò Malek e si diresse verso l’uscita della grotta, annusando l’aria.
«Questo posto puzza» disse girandosi per l’ultima volta verso l’Aesyr. «Morgal verrà a cercarti.»
«Quando deciderà di lasciare la sua torre dorata, sarò qui ad aspettarla a braccia aperte» rispose Malek accompagnando le parole con il gesto e illuminando le dita con le sue fiamme.
Mentre Greskar spariva nei corridoi sotto la palude, gli occhi di Malek lampeggiarono e per un solo istante fu ben visibile il fulcro del suo potere.
Uno spaventoso, eterno vuoto.
Malek
The Reaper